Grattugina era una bambina piccolina. Anzi, piccolissima. Tutti i giorni la mamma le diceva "Mangia Grattugina, così diventi grande!" e lei chiedeva "Grande come un filo?". "Sì, grande come un filo" rispondeva sorridendo la mamma.
Ma la bambina cresceva poco, anzi pochissimo. All'asilo era la più piccola e, poiché era leggerissima, riusciva a stare in braccio alle dade per tanto tempo. Così succedeva spesso che, mentre gli amici giocavano da soli, Grattugina si faceva coccolare dalle maestre. Così minuta, le veniva sempre offerto molto cibo e, visto che non ingrassava, poteva mangiare tutti i dolci che voleva: gelati, cioccolatini, caramelle, lecca-lecca, zucchero filato, torte e pasticcini; tutto a volontà. Una vera pacchia! Dalle nonne, poi, era proprio un trionfo. Le povere nonne passavano giorno e notte a preparare i dolci per Grattugina pensando, così, di vederla crescere. E ogni tanto controllavano se era cresciuta. Ma Grattugina cresceva poco e, soprattutto, odiava questi controlli. "Non voglio fare la misura!" strillava dimenandosi e scappando. Le nonne erano veramente tristi. Ma Grattugina, no. Non riusciva a capire quale fosse il problema. Lei stava benissimo: giocava come una bambina tutto il giorno, poteva mangiare quello che voleva e si faceva coccolare come una bambolina. Più bello di così!
A volte la bambina finiva dentro la scatola dei biscotti e ci stava delle ore. “Cosa farà là dentro?” si chiedevano tutti. “Grattugina vieni fuori!”.Ma lei non usciva. Passava tutto il tempo a giocare e a mangiare. Faceva delle torri enormi con i biscotti e si divertiva a saltare di torre in torre finché queste non cadevano. Spesso, dopo aver giocato tanto, si sentiva stanca e si addormentava. Certo, i biscotti erano materassi un po’ duri ma, se la trovava, si coricava sopra un pezzo di torta e allora stava molto più comoda. Quando usciva tutti le facevano sempre tante domande e lei rispondeva: “Stare lì mi piace, mi piace da ridere!”. E ogni giorno passava sempre più tempo nella scatola dei biscotti.
Un giorno il papà e la mamma decisero di portarla da un grande dottore per vedere se c'era una medicina che potesse farla crescere. Nel momento in cui entrarono in ospedale Grattugina sentì i brividi di paura e cominciò a piangere. La mamma la prese in braccio e le fece tante coccole e anche il papà cercò di tranquillizzarla facendola ridere. Ma Grattugina era molto preoccupata. Delle signore vestite di bianco le infilarono un ago nel braccio e le tolsero del sangue. Mamma mia che pianti! Che urla! Quando entrò dal grande dottore Grattugina disse subito, un po' arrabbiata e preoccupata, "Non voglio fare la misura, non la voglio fare". E il grande dottore la calmò, le parlò dolcemente e a bassa voce.
Le chiese se le piaceva andare al mare e Grattugina raccontò dei suoi sabati in piscina con il babbo. Raccontò dello scivolo dal quale si tuffava in acqua e delle tartarughe che vedeva sul fondo. Intanto il grande dottore, che aveva le mani morbide e leggere, la svestiva e la visitava. Grattugina non si accorse di nulla e, quando la visita finì, osservò "é bravo questo dottore. Bravo questo dottore".
Ma cosa era accaduto? Cosa aveva scoperto il grande dottore dopo tutti gli esami che aveva fatto a Grattugina? Aveva scoperto che era una bambina speciale, molto speciale e, come tale, per crescere doveva mangiare una pappa speciale, un po' diversa da quella dei suoi amici, ma non tanto. Il grande dottore aveva detto al papà e alla mamma di Grattugina che se avesse cominciato a mangiare la pappa speciale nel giro di qualche mese avrebbe cominciato a crescere come gli altri bambini, anzi di più.
Quella sera Grattugina mangiò la pappa normale e così fece per qualche giorno perché ci volle del tempo affinché la mamma comprasse tutte le cose speciali che servivano a Grattugina. Intanto parlò con le dade dell'asilo e spiegò tutto anche alle nonne. Tutti si prepararono ad iniziare la dieta speciale della bambina.
Grattugina iniziò la dieta un sabato, a casa con il papà e la mamma. Fino, il fratellino, la guardava attento e consapevole: a scuola con lui c'era un'altra bambina che doveva mangiare la pappa speciale e lui, quindi, sapeva già tutto! Ci vollero un po' di giorni per abituarsi alla novità e anche le dade dell'asilo, Dani e Manu, aiutarono tanto Grattugina a capire il cambiamento. Quando tornò all'asilo, la settimana successiva, Grattugina venne coccolata ancora di più. Ad ogni pasto Dani e Manu si sedevano accanto a lei per controllare che mangiasse la propria pappa, preparata con ingredienti speciali dalla cuoca Chetta, e che non cercasse di assaggiare o portare via il pane agli amici. Il problema del pane, in effetti, fu grande perché a Grattugina non piacevano i panini che la cuoca Chetta le dava. Come avrebbe voluto mangiare il panino degli amici! Una volta ci provò veramente e fu fermata dalle dade! In un momento di ribellione e rabbia, Grattugina finì per dare un colpo al piatto e buttare tutta la pappa speciale per terra! Che brutto lavoro e che confusione ne seguì! I suoi amici la guardarono e sorrisero divertiti, le dade fecero gli occhi brutti e la sgridarono e Grattugina si sentì triste, tanto triste ed arrabbiata. Tra l'altro rischiò anche di rimanere senza pappa! Così Dani e Manu, che le volevano tanto bene, impararono a metterle nel piatto poca pappa e a tenerne sempre un bel po' nel contenitore sul carrello. In questo modo, dopo aver fatto i capricci e aver sciupato il primo piatto di pappa, Grattugina poteva mangiare il secondo. Per fortuna questi incidenti non succedevano in continuazione e, giorno dopo giorno, accadevano sempre meno.
Col passare del tempo questa nuova situazione divenne semplice e naturale. Per di più, Grattugina riuscì a capire che c'erano molti vantaggi: tutti la coccolavano decisamente più di prima e le dicevano meno "No!", le nonne passavano le giornate a cucinare torte speciali, "biscotti dei giardini", pizze, piadine e focacce speciali. Oltre ad essere buone, queste prelibatezze, erano anche tutte per lei! Nessuno poteva mangiarle, nemmeno Fino, il fratellino. E lei era contenta, molto contenta di essere così "speciale".
E la scatola dei biscotti? Era sempre là, piena di biscotti, ma di biscotti speciali. Ogni tanto Grattugina si tuffava dentro e giocava, mangiava e dormiva felice!
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Testo di Cristina Casagrande, illustrazioni di Elisa Bay
Pubblicato su Dienneti su concessione dell'autrice ©
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Della stessa autrice leggi anche "Come una vera principessa"
Cristina Casagrande, autrice anche di Come una vera principessa!, scrive Grattugina, la bambina speciale, in seguito alla diagnosi di celiachia della figlia Eleonora (il nome della protagonista tacitamente rimanda alla manifestazione epidermica della malattia celiaca, la dermatite erpetiforme).
Grattugina, la bambina speciale racconta la storia di Eleonora, ma anche quella di tanti altri che si trovano, come lei, in seguito ad una diagnosi di celiachia, nelle condizioni di intraprendere uno stile di vita completamente nuovo: alimentarsi diversamente dagli altri. La gestione della malattia, l'inizio della dieta, gli aspetti psicologici connessi a questa nuova condizione risultano fondamentali in ogni fascia di età, ma soprattutto in età infantile. L'approccio, infatti, è di primaria importanza e non solo per il piccolo celiaco. L'idea alla base del racconto è quella di un bambino/a speciale in accezione positiva; mangiare "diverso" e sentirsi "speciali", pensare sempre e con gioia al lato positivo della propria condizione, porta ad una serena accettazione della propria natura e di se stessi.
In Grattugina, la bambina speciale viene riportato il percorso che i bambini devono affrontare dal momento in cui scoprono di essere celiaci. Mentre alcuni particolari sono diversi di caso in caso, altri sono comuni a tutti e costruiscono la seguente struttura:
1. identificazione del problema/non-problema;
2. l'indagine e la diagnosi (paure e strategie per il loro superamento);
3. inizio della dieta aglutinata:
- la ribellione;
- gli stratagemmi per contenerla;
4. esame dei lati positivi della situazione;
5. accettazione della propria condizione di non omogeneità.
È concentrandosi su queste fasi che deve essere eseguita la lettura ai più piccoli. Analisi e comparazioni con quanto da loro sperimentato li aiutano ad essere maggiormente sereni e a vivere la propria situazione più tranquillamente.
Ogni condizione ha come corredo dei lati positivi ed è su questi che noi dobbiamo insistere. Sempre.
Inutile dire che il principio che ispira questo racconto può facilmente applicarsi a tutte le allergie alimentari, ahimè in crescita vertiginosa, che affliggono l'universo infantile. Il problema delle allergie e/o delle intolleranze alimentari sta assumendo proporzioni sempre più rilevanti visto che, ormai, in ogni classe di ogni ordine scolastico ci sono bambini che per questo motivo hanno una dieta diversa, alla quale devono attenersi con scrupolosità.
A questo primo racconto, apparso sulla rivista dell'Associazione Italiana Celiachia, sebbene concettualmente indipendente e, volendo, concluso a tutti gli effetti, segue un secondo episodio, Grattugina va in montagna. Con esso si descrive e si analizza, con intento chiaramente ironico, una delle tante situazioni che un bambino celiaco si trova a dover affrontare. La protagonista rimane la stessa e questa continuità aiuta il bambino ad identificarsi con la propria realtà.
Grattugina è un personaggio a tutti gli effetti e con il secondo racconto, al quale ne seguiranno altri, si intende aiutare il bambino a:
- comprendere che le situazioni che si trova a dover gestire sono sempre le stesse e sono comuni a tutti;
- rafforzare la consapevolezza di sé mediante la condivisione cosciente di problematiche comuni ad altri;
- sdrammatizzare e, conseguentemente, accettare la propria realtà tramite l'identificazione e l'ironia;
- sentirsi meno "diverso" ironizzando alcuni dei "normali atteggiamenti di coloro che celiaci non sono.
Dice Cristina Casagrande: "... tengo a precisare che mia figlia è una bambina decisamente appagata e vive la patologia in oggetto con estrema trasparenza ed allegria. Nel conoscerla, le maestre della scuola materna sono rimaste veramente colpite dal grado di serena accettazione della propria condizione, una condizione di "non omogeneità" rispetto agli altri. Un esempio per tutti: Eleonora aveva da poco compiuto tre anni, e la maestra di religione stava parlando di Gesù. Nel tentativo di fare capire la sacralità del personaggio a bambini di quell'età, la Sua unicità e diversità rispetto agli altri, si è avventurata a dire "Gesù non era un bambino normale, come gli altri. Gesù era un bambino speciale!". Eleonora non ha saputo trattenersi e l'ha interrotta immediatamente. "Anch'io sono speciale, sono celiaca!" ha ricordato a tutti quanti. Caso mai qualcuno se ne fosse dimenticato..."
L'accettazione della celiachia
(Intervista a Cristina Casagrande)
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Grattugina la bambina speciale e Grattugina va in montagna sono state
pubblicate in forma cartacea, con fumetti e vignette da colorare,
dall'Associazione Italiana Celiachia Emilia Romagna.
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Cristina Casagrande, autrice della fiaba, è laureata in lingue e letterature straniere. Dopo aver superato il concorso per esami e titoli, ha iniziato a lavorare come insegnante di inglese alle scuole superiori. Per qualche anno ha prestato il suo servizio su cattedre di sostegno a minorati psico-fisici. Ha due figli piccoli
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Elisa Bay è la giovane illustratrice di Ravenna che ha realizzato le immagini che accompagnano la fiaba. Attualmente frequenta l' ISIA di Faenza (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) dove studia design industriale, ma anche grafica e altre materie correlate. Seguirà prossimamente un corso di "character for animation" alla Central Saint Martin college of art and design di Londra e, al termine dell'attuale corso di studi, ha in programma di iscriversi alla Scuola Internazionale di Fumetto, e seguire il corso di illustrazione o fumetto.
Elisa aspira ad operare nel campo del fumetto d'autore, o illustrare libri per bambini, altri settori che suscitano il suo interesse sono il settore della grafica, del web design, dell'animazione e dell'uso di software per il 3D