Meno si usa il pc, meglio si va a scuola: o viceversa?

Il computer fa male alla pagella: gli studenti meno lo usano e meglio vanno a scuola ottenendo voti più alti in matematica e nelle materie letterarie. E' quanto emerge da un vasto studio pubblicato dalla Royal Economic Society, che smentisce i risultati di ricerche precedenti mettendo in discussione la progressiva informatizzazione dell'istruzione e dei metodi d'insegnamento, rivoluzionati a livello globale dall'avvento del pc.

Gli autori della ricerca, Thomas Fuchs e Ludger Wossman dell'Università di Monaco di Baviera, sono pervenuti a queste conclusioni dopo avere analizzato il rendimento scolastico ed il background familiare di 100.000 quindicenni di 31 paesi, che nel 2000 avevano preso parte ad uno studio dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico di esito opposto.

Secondo lo studio, denominato 'Pisa' (Programma per la valutazione internazionale degli studenti), non solo il computer risultava benefico a fini didattici, ma gli studenti che ne avevano a casa più di uno, erano un anno più avanti rispetto a quelli che ne erano privi del tutto.

Fuchs e Wossman hanno giudicato i risultati di questa ricerca «altamente fuorvianti”» poichè la disponibilità del computer a casa spesso è collegata a situazioni famigliari piùprivilegiate così come la disponibilità del computer a scuola generalmente è connessa agli istituti più attrezzati. Una volta eliminati questi fattori d'influenza, la relazione fra l'uso del computer ed i voti riportati in matematica e nelle materie letterarie svanisce del tutto, a dimostrazione che, sostengono gli studiosi, «le interpretazioni imprudenti possono portare a conclusioni palesemente false». Secondo i ricercatori, al contrario, più accesso gli studenti hanno a casa al computer e minore è il rendimento scolastico, in parte perchè spesso il pc li distoglie dai compiti che devono svolgere. Non solo. Più le scuole sono dotate di sistemi informatici, minore è la produttività degli allievi poichè l'insegnamento computerizzato è meno efficace delle altre forme d'insegnamento più tradizionali.

«In contrasto con quanto sostenuto molte volte da politici e rivenditori di software, le prove raccolte fino adesso indicano che l'uso del computer nelle scuole non sembra contribuire in modo sostanziale all'apprendimento di capacità primarie come la matematica e la lettura», spiegano gli studiosi nel loro rapporto, nel quale precisano che, al contrario, ad un uso maggiore del computer corrisponde un minore profitto scolastico. Nel documento i ricercatori sottolineano inoltre che la capacità di usare il computer al lavoro - spesso usata come giustificazione per il dilagare dell'informatica nei programmi didattici - di fatto non garantisce maggiori possibilità di occupazione o la prospettiva di guadagni più alti.

I risultati dello studio sono destinati a suscitare un putiferio visti gli ingenti investimenti stanziati dai governi di molti paesi, inclusa l'Italia, per l'introduzione del computer nelle scuole. In Gran Bretagna, il ministro del Tesoro Gordon Brown ha annunciato la settimana scorsa lo stanziamento di altri 2 miliardi di euro, in aggiunta ai 3,6 già stanziati, per l'informatica nelle scuole. «La rivoluzione dell'insegnamento e dell'istruzione non prevede più lavagne nere e gesso, ma computer e lavagne bianche elettroniche», aveva dichiarato il Cancelliere dello Scacchiere la settimana scorsa illustrando il bilancio preventivo.

Tratto da Anna Masera, La Stampa Web, 24/03/2005