"Attenti ad un’esposizione incontrollata ai media": l’allarme di Bollea

«Sono quasi cinquant’anni, fin dagli inizi della mia attività, che sostengo la necessità di affiancare alle lezioni scolastiche una serie di opportunità per i ragazzi di ascoltare dalla viva voce dei protagonisti, economisti, scienziati, politici, come cambia la società. Solo così si potrà instillare nei giovani la fondamentale consapevolezza sociale. Oggi peraltro mi sembra che i giovani fra i 16 e i 20 anni siano ben predisposti: sono ragazzi positivi, attenti, interessati alla politica, ai cambiamenti, ai temi sociali». Giovanni Bollea, gran decano della neuropsichiatria infantile, è particolarmente attento ai rapporti fra ragazzi e media, argomento di cui è venuto a parlare convegno di Telefono Azzurro "Comunicazione, consumi e stili di vita". Qui lo incontriamo, e gli chiediamo subito quali possano essere le controindicazioni del più nuovo dei media, il web. «Internet oggi – spiega il professore – ha preso il posto della televisione. Da una parte è un bene, in quanto consente una partecipazione attiva rispetto alla tv, e alimenta il desiderio di conoscenza. E’ però uno strumento che può far male se usato tra gli 11 e i 17 anni senza una guida, che dovrebbe essere sì genitoriale ma anche scolastica. Visto che i genitori sono spesso impegnati e assenti, o comunque non hanno in mano gli strumenti per accompagnare i figli nell’uso consapevole della tecnologia, la scuola dovrebbe essere più formativa in questo senso, spiegare ai ragazzi come navigare in sicurezza e come misurarsi con il proprio desiderio di conoscenza».

Bollea è un forte sostenitore dei giochi ‘domestici’: «I bambini hanno il diritto di ritagliarsi un ruolo all’interno della famiglia nella gestione del quotidiano, cucinare insieme alla mamma o aiutare il papà nei lavoretti di casa. Bisogna evitare che i bambini si abituino a farsi servire in tutto e a captare quindi solo il concetto di prendere e non quello di dare, per esempio graduando i regali a seconda del valore di premio. Un’altra cosa da evitare è soffocare il tempo libero imponendogli mille attività extrascolastiche. Noi continuiamo a chiedere troppo ai nostri figli invece di lasciare loro a libertà di scegliere».

Ma come guidare proprio figlio alla visione di un programma televisivo? Come informarlo adeguatamente sui pericoli della rete? «Proprio di questo stiamo parlando in questi giorni qui al convegno di Telefono Azzurro», spiega Bollea. «L’evoluzione tecnologica è in grado di aiutare un concetto antico: la richiesta di aiuto e di amore. Per un bambino che sente il bisogno di parlare delle sue paure o che vive in una situazione di disagio, poter prendere il telefono e dire: "ho paura", trovare in tempo reale ascolto e sostegno, è un salto incredibile. E’ così che mi piace pensare la tecnologia». Telefono Azzurro, da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti rispetto ai vecchi e nuovi media, è particolarmente attento, come spiega il fondatore Ernesto Caffo, «all’utilizzo acritico e compulsivo di Internet, alla sovraesposizione in termini di frequenza e durata alla visione di programmi televisivi ma anche di spot pubblicitari, un rischio che non può essere neutralizzato semplicemente con l’introduzione di filtri o di bollini colorati.

Occorre cercare soluzioni e risposte che partano dall’osservazione dei nuovi modelli comunicativi; un’osservazione che non può essere episodica ma che deve nascere dalla volontà di tutti, dalle istituzioni alle associazioni, di occuparsi e di studiare queste tematiche. E’ rischioso lasciare i bambini soli davanti al computer o alla televisione, anche se è impossibile negare loro l’accesso agli strumenti che la società mette a disposizione. Così come per Internet, anche la fruizione televisiva non può essere solo l’esito della naturale curiosità e attitudine di un bambino o di un adolescente. Deve avvenire secondo percorsi guidati nei quali gli adulti li aiutino a scoprirne le potenzialità, ma anche a proteggersi dal rischio di pesanti ricadute su comportamenti e stili di vita, vedi l’alimentazione». (r.fo.)

(Fonte: Repubblica.it, 27 giugno 2005)