È la chat il passatempo preferito degli adolescenti italiani. Lo rivela uno studio condotto dalla Società italiana di Pediatria che ha evidenziato come il 66% dei giovani compresi fra gli 11 e i 14 anni ami navigare e chattare. Soprattutto con chi non si conosce
Tanto computer, tanto web e tanto chattare. Gli adolescenti italiani sono sempre più in rete, tanto che ben il 66% di quelli compresi tra gli undici e i quattordici anni indica la chat come passatempo preferito. Non solo per chiacchierare con qualche amico ma anche, e soprattutto, per scovarne di nuovi. I dati emergono da uno studio condotto dalla Società italiana di Pediatria, studio condotto in Ottobre su un campione di 1.000 studenti delle scuole medie-inferiori di nuove regioni italiane: Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche e Puglia.
Un bambino su tre ha un computer in casa e circa il 50% dispone anche di un collegamento ad Internet. Si naviga soprattutto la sera (71%) e quando si rimane soli in casa (71.4%), la maggior parte lo fa per meno di un’ora al giorno (63.8%), il 33% da una a tre ore, mentre solo il 3.4% rimane in rete per più di tre ore.
Dato importante è che il 40% non racconta mai ai genitori cosa vede o con chi parla su Internet. In aggiunta ben il 44% è disponibile a chattare con chi capita e non solo con chi si conosce. Anzi, il 73.5% vuole incontrare di persona le persone conosciute virtualmente e solo il 13% dichiara di non fidarsi dei propri amici digitali.
Secondo la Società italiana di Pediatria questi dati devono metter in guardia, senza eccessivi allarmismi e repressioni esagerate, i genitori italiani. Anche perché “la familiarità crescente con lo strumento – dichiara Gian Paolo Salvioli, direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Bologna – porta i bambini ad abbassare le difese e quindi ad aumentare i comportamenti a rischio”. Come comportarsi, quindi ? In primis sicuramente consentire al bambino di navigare solo se in casa c’è una persona adulta, secondo evitare che il computer stia nella camera del bambino, magari con lo schermo nascosto dalla visuale di chi vi entra solo per pochi minuti e terzo conoscere quel tanto le tecnologie informatiche in modo da non dare al bambino la sensazione di poter operare indisturbato senza essere controllato.
(Articolo di Matteo Maccari, Smau.it, 21/12/2001)